Asteroidi virali di Ettore Perozzi

Consigli di lettura

Licia Troisi – Dove va a finire il cielo, 2016, Mondadori

Ettore Perozzi – Il cielo che ci cade sulla testa, 2016, Mulino

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Che epidemie e impatti cosmici siano spesso associati nell’immaginario collettivo è cosa nota. Non solo ai tempi in cui si credeva che la coda delle comete celasse gas mefitici che avrebbero investito la Terra provocando guerre e pestilenze (http://journalofcosmology.com/Panspermia10.html). In una delle ultime avventure di Asterix e Obelix, noti per il tormentone cosmico “speriamo che il cielo non ci cada sulla testa”, gli antagonisti di turno dei nostri eroi sono “Coronavirus e il suo fedele scudiero Bacillus”! L’albo è del 2017 e il riferimento – in puro stile Uderzo-Goscinny – è alle epidemie asiatiche in corso in quegli anni, mai pensando che anche l’occidente ne sarebbe stato toccato così duramente. Non deve quindi stupire se stiamo assistendo a una recrudescenza nel catastrofismo cosmico che spazia dal più classico complottismo (il coronavirus sarebbe nulla rispetto all’asteroide X, che punta dritto verso la Terra) al dibattito politico volto a stigmatizzare chi minimizza il pericolo pandemia (vedi l’imperturbabile Angela Merkel o il rischio di una rielezione di Donald Trump https://time.com/5780556/meteor-poll-trump-new-hampshire/).

Al di là delle variazioni giornalistiche esistono delle analogie tra i due fenomeni che vale la pena di approfondire. Innanzitutto la necessità di sapersi districare tra i numeri e la loro interpretazione statistica. Non a caso uno dei migliori siti di riferimento sulla pandemia, in un periodo in cui in pochi resistono alla tentazione di improvvisarsi virologi, si chiama “Coronavirus – dati e analisi scientifiche”. La raccomandazione che Giorgio Sestili e la redazione non si stancano mai di ripetere nei loro post e nei video è che numeri e i grafici pubblicati ogni giorno dalla Protezione Civile vanno interpretati con attenzione e prudenza, cercando correlazioni con altri numeri e altri grafici prima di trarre qualsiasi conclusione. Prendiamo allora il crescente numero di avvistamenti di asteroidi che passano vicino alla Terra, a volte sfiorando davvero il nostro pianeta e che i giornali non mancano di riportare in maniera più o meno allarmistica. Se la frequenza di questi incontri ravvicinati stesse effettivamente aumentando ci sarebbe davvero da preoccuparsi: statisticamente parlando vorrebbe dire che l’impatto fine-di-mondo si avvicina! Ma se pensiamo che gli attuali programmi di sorveglianza spaziale sono talmente efficienti da scoprire in un solo anno circa 2000 nuovi NEO (Near-Earth Objects – oggetti vicini alla Terra), un numero doppio rispetto quelli catalogati in tutto il secolo passato – allora la cosa cambia aspetto. Vuol dire che il flusso di asteroidi vicino alla Terra è rimasto invariato, quella che è aumentata è la nostra capacità di individuare nel cielo dei deboli puntini luminosi che si muovono rapidamente – una sfida da sempre ai limiti delle tecnologie astronomiche. Questa conclusione trova conferma nell’andamento nel tempo delle dimensioni medie degli oggetti scoperti, che mostra come siano sempre più piccoli – addirittura qualche metro – e che quindi darebbero luogo al massimo a uno spettacolare bolide nel cielo e alla caduta di meteoriti. La crescita del numero di avvistamenti di asteroidi di passaggio nei pressi del nostro pianeta è quindi il sintomo di un progresso “terrestre” piuttosto che di una minaccia cosmica. Esiste dunque una popolazione di asteroidi che noi conosciamo solo in piccola parte grazie a delle campagne di osservazione mirate. Fatte le dovute differenze (per esempio nella scala temporale) le analogie con una popolazione di individui infetti largamente sconosciuta (gli “asintomatici”) che noi “contiamo” solo nel momento in cui diventano “osservabili” (attraverso l’uso di tamponi) sono evidenti.

Un altro parallelo tra impatti cosmici e pandemie riguarda la prevenzione, intesa nei dettagli della pratica quotidiana. Durante la Planetary Defence Conference, che riunisce con cadenza biennale i maggiori esperti mondiali di rischio asteroidale, si organizzano dei veri e propri “giochi di ruolo” in cui i partecipanti vengono suddivisi in gruppi rappresentativi della società (scienziati, politici, media, cittadini etc) che poi interagiscono in base a un ipotetico, ancorché realistico, scenario di impatto. Un esercizio che più di una volta ha messo in risalto ostacoli e problematiche inedite soprattutto grazie al fatto che essendo i partecipanti al convegno delle nazionalità più disparate, ben si adattano alle esigenze di una emergenza globale. Perché la capacità di prevenzione e di reazione di una città come New York è diversa da quella di una megalopoli asiatica. Quando nel 2017 la conferenza è stata ospitata a Tokyo era impossibile non notare il diffuso uso da parte della popolazione di mascherine protettive, che infatti oggi sappiamo aver giocato un ruolo fondamentale nel contenimento della pandemia nei paesi asiatici sin dal suo insorgere – eppure l’occidente è stato colto sostanzialmente impreparato. Fortunatamente nell’ultimo decennio il monitoraggio del rischio asteroidale ha fatto passi da gigante. Oltre all’aumento vertiginoso delle scoperte, per la prima volta si è potuto prevedere la caduta di un meteorite con sufficiente anticipo da riuscire poi a ritrovarlo. Per la prima volta sono stati avvistati dei corpi celesti provenienti dallo spazio interstellare, asteroidi/comete senza fissa dimora la cui esistenza era stata prevista ma mai osservata. È in avanzata fase di realizzazione una missione spaziale il cui compito è mettere alla prova la nostra capacità di deviare un oggetto in rotta di collisione con la Terra usando come bersaglio l’asteroide Didymos (https://www.esa.int/Safety_Security/Hera/Planetary_defence). Anche alla comunicazione con il pubblico viene dato il giusto peso: per favorire la condivisione e evitare le teorie complottiste (altro punto in comune con le epidemie), tutte le informazioni sul rischio asteroidale sono pubbliche sui siti della NASA (https://cneos.jpl.nasa.gov/) e dell’Agenzia Spaziale Europea (http://neo.ssa.esa.int). Si potrà così controllare di persona che si tratta di oggetti con probabilità di collisione bassissime e/o lontane nel tempo oppure di dimensioni talmente piccole da potersi considerare praticamente innocui. Ciò non toglie che debbano essere tenuti d’occhio perché il vero rischio che accomuna eventi rari ma dalle conseguenze devastanti come le pandemie e gli impatti cosmici, è quello di fare come il capo del villaggio di Asterix, che per scongiurare il pericolo che il cielo gli cada sulla testa, è solito esclamare “Che cada è certo, ma domani no di sicuro!”.

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